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  • Giulia Grando

Com’è cambiato il modo di comunicare nel futsal: la comunicazione 10 anni dopo

Vi sblocco un ricordo. Facciamo assieme un viaggio amarcord, ma la premessa - o dovrei dire la promessa - è che vorrà essere costruttivo, non nostalgico.



Chi se lo ricorda il modo di comunicare nel futsal di 10 anni fa?


C'erano i social, ma non tutte le squadre avevano una pagina Facebook, anche perché poi le Fanpage iniziavano appena a prendere piede. Per sapere i risultati delle partite delle altre squadre bisognava rimanere incollati al sito della Divisione per seguire il Live, per vedere le partite degli avversari o si guardava il match della settimana trasmesso in diretta Rai o si aspettava il martedì per vedere gli highlights su “This is Futsal”. Poi c’è stato il periodo in cui le società inviavano il video della partita integrale che veniva caricato su Vimeo (ma che io sappia questa parentesi è durata poco).

Questa è la storia, una parte della storia, quella in cui le squadre di futsal occupavano anche intere pagine dei quotidiani locali, si iniziava a parlarne il venerdì con i possibili convocati, per finire il lunedì nelle pagine sportive con la classifica aggiornata.

C’era spazio per il futsal anche sul Corriere dello Sport, sulla Gazzetta e su Tuttosport. Che una squadra fosse prima o ultima in classifica, si parlava comunque anche di lei. Il calcio a 5 era il cugino minore del calcio a 11, ma allora i titoloni sui giornali facevano il loro effetto. Oggi è un dato di fatto che la carta stampata è stata sorpassata dai siti web di informazione e le partite si seguono dagli smartphone grazie agli streaming delle partite su Facebook, ci sono le storie su Instagram, le varie pagine sportive sui social network che propongono interviste a giocatori, allenatori e addetti ai lavori, ma il punto più alto è stato indubbiamente toccato tra il 2017 e il 2019, quando il calcio a 5 è approdato prima su Fox Sport e poi su Sky per le Final Eight e le Finali Scudetto, con tanto di dirigibile che immortalava il campo dall’alto. Che qualità, e non solo di immagine. Cose che 10 anni fa neanche si sognavano, forse.


Oggi ci sono tante nuove modalità per comunicare, c’è pure troppa concorrenza a discapito della qualità, a volte. Quello che non è cambiato è di sicuro che purtroppo l'importanza delle comunicazione e degli uffici stampa di qualità è ancora sottovaluta. Soprattutto dalle società stesse.

Nel 2010 vi dico per certo che c’era un presidente che controllava anche le virgole sugli articoli che venivano pubblicati, che credeva nell'importanza dell'immagine, che si portava il proprio fotografo anche all’estero alla Uefa Futsal Cup. Una rarità, ma poteva essere un esempio da provare almeno ad imitare. C’erano addetti stampa che facevano la gavetta, giornalisti in fasce o non, o anche solo semplici appassionati. C’erano giornalisti di testate che collaboravano anche per alcune società sportive, c’era poi chi si sapeva a malapena arrangiare col pc. Ma la Divisione aveva redatto il manuale degli addetti stampa con delle regole da seguire uguali per tutti: c’erano orari da rispettare per inviare i comunicati stampa in Divisione e ai giornalisti della carta stampata, venivano organizzate ad inizio stagione delle riunioni a Roma (o a Firenze) per allineare la comunicazione delle varie società di Serie A.

C’era la voglia di farlo crescere questo sport, c’era che ci investiva tempo, tanto tempo, per fare le cose al meglio, e farlo con passione era (quasi sempre) un piacere. C’era chi ci credeva, meno chi ci investiva.


Foto_Paola Libralato

Oggi com’è cambiato il modo di comunicare?


Ci sono delle regole, ma forse meno rigide. L’impressione è che nonostante la qualità dei mezzi sia migliorata, la comunicazione vada un po’ a singhiozzo. Quello che non è sicuramente cambiato è che un presidente per vincere il campionato investe nel giocatore forte, ma fa ancora finta di non capire che per arrivare in alto, dove il futsal merita di stare, serve anche una comunicazione di qualità. Perché puoi vincere la competizione più importante del mondo, ma se nessuno lo sa, neanche gli sponsor saranno incentivati a rimanere o entrare in questo mondo, senza poter apparire. E di conseguenza non si crescerà mai. Se per giocare in Serie A la squadra deve schierare un numero minimo di giocatori italiani, se uno dei requisiti è disputare la partita in una struttura con determinate caratteristiche e con una capienza minima stabilita, un altro “obbligo” dovrebbe essere quello che in ogni campo dovrebbero esserci un cameraman e un telecronista non improvvisati e possibilmente super partes, insomma, queste dovrebbero essere le basi da cui partire per confezionare un prodotto di qualità, se di comunicazione vogliamo parlare. Cose ovvie, queste, ma proprio perché sono ovvie ancora non si capisce perché non siano cambiate in ben 10 anni. I mezzi ci sono, le persone che valgono anche. Dalle esperienze fatte si deve e si può imparare. Bisogna crederci. Bisogna farlo con passione. E investire per il bene comune. Se i primi a dire che questo sport non crescerà mai sono gli addetti ai lavori è perché si conoscono bene i limiti di questo movimento, ma ciò che conta è volerli superare (non aggirare) e per farlo serve passione (tanta) e competenza (altrettanta). Il vero problema è che il futsal ha sempre avuto troppo poca visibilità, rispetto alla qualità del gioco e allo spettacolo che potrebbe offrire.



Sono un’inguaribile romantica, ma ho un sogno e se siete appassionati di futsal dovrebbe essere anche il vostro: vedere i riflettori puntati sul nostro sport. Perché se lo merita. Ma nel momento in cui si accenderanno le luci dobbiamo farci trovare pronti, per non sfigurare.


Giulia Grando

per We For Futsal


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