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  • Gabriele Benedetti

Il mondo del femminile in un racconto ''Antropologico''

Sguardo attento e partecipato: la “Cultura” del femminile oltre gli “Schemi”



Silvia tra polvere e cemento, come noi non faceva distinzione. Dal mese delle fioriture al settembre malinconico, ogni giorno era una partita. Silvia, un pallone sul motorino e un sinistro da incantare. Nel mezzo degli anni ottanta, il futsal era ancora nel grembo della strada;  poche regole e non  codificate. Il pallone un Dio da onorare ogni istante del giorno. L'immagine, maledetta immagine, l'apparire sempre più tosti e belli. La bestemmia più grande del pallone come prodotto. Tutto questo disincanto non aveva ancora fatto breccia!  Niente mercificazione; magliette e camicie strappate, jeans sdruciti, toppe, sbucciature e ancora polvere e cemento.  Silvia tra noi, genio calcistico e dissenso femminile. Sapevamo di lei! Troppo giovani invece per conoscere la forza dei movimenti femministi che negli anni precedenti avevano iniziato a scardinare quella cassaforte patriarcale che ancora colora di grigio l'Italia. Silvia giocava; lo faceva con noi e contro di noi, avversa a una controcultura di iniquità di genere. Il pallone come protesta per sbatterci in faccia l'uguaglianza, la ribellione contro ogni sopraffazione. Un elenco di ingiustizie che solo i femminismi potevano far vibrare forti.  Silvia ci lasciò, andò a vincere scudetti per l’Italia e a vestirsi d'azzurro.

Silvia ci lasciò, andò a vincere scudetti per l’Italia e a vestirsi d'azzurro. Silvia e le tante pioniere di quel calcio non lo facevano per soldi. Avevano talento e passione ma non una squadra sotto casa. Come lei, in tante lasciarono casa per esprimere il talento senza pregiudizio.


Oggi nel calcio come nel futsal sembra tutto cambiato.

In Italia “il sembra” è consigliabile; i gattopardismi abbondano e cambiano al suono della fanfara, perché di fatto niente cambi. Il rischio di esser funzionali al mondo dei maschi è alto. Ancora più forti i comportamenti patriarcali, molto più subdoli, a volte addirittura colorati di rosa ma retaggio di una tradizione che ha inzaccherato ogni nostra dinamica familiare e sociale, da secoli. Ad oggi la parità è solo enunciata e le conquiste fatte sempre messe in discussione. Come ieri, quando Silvia giocava ancora, ogni giorno una donna è vittima di violenza e il reato di femminicidio non ha ancora una sua configurazione giuridica univoca;  non è possibile dimostrare che una donna viene uccisa in quanto tale.


Silvia adesso da un anno è alla finestra, nel cortile un pallone è rivestito di piante cresciute durante la pandemia. Non sa come si troverebbe a giocare oggi; non avrebbe mai pensato di giocare in una bolla; nei suoi ricordi vivi, il pallone era la massima forma espressiva di dissenso e gioia. Lo sport è un grande torrente di acqua pura del quale l’umanità tutta merita di godere. Un torrente che può diventare fiume di libertà se non costretto e arginato. Tutto nella testa di Silvia adesso si confonde; con la pandemia lo sport è andato avanti. Lei non capisce più cosa sia di interesse nazionale: quel pallone sgonfio tra le erbacce le sussurra che lo sport dei bimbi non è di rilievo…per loro c’è tempo, avranno pensato. “Per le cose importanti”, pensò; “c’è sempre tempo” .

Intanto il tempo corre sospeso in quest’epoca sospesa, tra ansie, urla strozzate, lutti. Troppi lutti. Anche attorno al pallone gira una musica strana, nei palazzetti c’è un silenzio che stride.

Silvia e la sua finestra con appesi i ricordi. La troppa passione l'aveva travolta dopoché non aveva più testa e gambe per correre. Lo specchio le ricordava le rughe e gli anni spesi ad insegnare, ad annaffiare a suo modo un mondo adesso quasi estraneo. C'era qualcosa di ribelle come la musica, prima! Adesso tutto ha lo sbiadito colore della cipria professionale. "È bello" pensava "che in tanti si siano attrezzati con lo studio a far diventare scienza, ciò che prima era solo abbozzato" . Ma perché tutto il contorno assume i colori di una narrazione che divide i maestri buoni da quelli cattivi? Questa è una cosa che Silvia non capisce più. "Lo sport ha bisogno delle contrapposizioni" si diceva " ma fuori dal campo perché tanto livore?" . Perché i bravi si fanno forza in una pura e vile logica machista a discapito di chi è minoranza o comunque non ha voglia di sposare alleanza di alcun tipo? C'è tanto da difendere e conquistare nel mondo femminile e l'onda dovrebbe essere travolgente per sbattere a riva le istanze più importanti delle donne. Ormai i suoi erano pensieri che si confondevano con la sera. Il giorno sarebbe stato nuovo diverso. Era la sua speranza mentre il sonno si poggiava sul cuscino.


Gabriele Benedetti

per We For Futsal




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