- Adriana Di Nisio
LE "RAGAZZE": FEMMINILE PLURALE
Le riconosci. Lo capisci da come arrivano al palazzetto. Le ragazze che si stanno giocando una finale. I borsoni sulle spalle con esposto fiero lo stemma societario; i capelli ancora sciolti ma un pò arruffati perchè tanto ora sono da legare, davanti agli occhi dovrà esserci solo l'ambita coppa; gli occhiali da sole a specchio, è presto per svelare gli sguardi, ancora qualche minuto prima di farsi vedere con tutte le emozioni addosso. E, forse, su quelle spalle non c'è solo un borsone; ci sono responsabilità, emozioni, consapevolezze e paure. Si intravede qualche sorriso, tirato, di circostanza e poi il richiamo di un mister o un dirigente: "Andate a cambiarvi".

Ora si. Ora si inizia. Occhiali via, elastici alla mano e stemma sul petto.
C'è chi si prepara e chi quel momento l'ha sognato ma deve rimanere fuori. Quelle caviglie malandate, quel maledetto scontro di gioco. Fuori e con le stampelle. Per sorreggere se stesse e la delusione di non essere in campo. Ma di esserci. Non con i piedi, ma con la voce e soprattutto con il cuore.
Ora, però, occhio alla gara. Gioco contratto. Equilibrio. E poi il primo rintocco suona Fb5. Il tonfo è il pallone che finisce la sua corsa sul palo. Carattoli avrebbe potuto fare un gol. Un eurogol. Così non è. E allora Florida. Vantaggio con Ruggeri dopo un'azione essenza del calcio a 5: giro palla veloce, passaggi precisi, massimo due tocchi e triangolazione. Si sentono le grida da entrambe le parti. Di esultanza, di incoraggiamento.
Un altro palo. Prenna con le mani nei capelli, bastavano pochi centimetri più in là.
L'Fb5 non ci sta, passano dieci minuti che saranno sembrati troppi o troppo pochi, si torna in equilibrio. Altro palo. Questa volta interno e arriva il pareggio di Cicconi. Guarda la tribuna e poi corre in panchina con le compagne dietro, vuole l'abbraccio di Moretti che l'aspetta in piedi.
La partita continuerà così, un continuo correre e rincorrere. Chi è fuori se la gode perchè partite così sono di una bellezza rara; chi è dentro un pò meno.
Prenna porta di nuovo le sue in vantaggio, per arrestare la corsa cade, ma non fa nulla, si alza, si gira e si butta tra le braccia di De Siena. Continua l'altalena con Moretti. Nuovo pari fatto di fisicità e caparbietà. Quel pallone è mio, lo prendo io e lo metto in porta. Punto. L'abbraccio con Machella: bello, intenso, stretto, strettissimo. Cosa si saranno dette, forse niente, forse tutto.
Florida di nuovo avanti. De Siena esulta, sembra baciarsi il braccio, all'altezza del tatuaggio. Chissà qual è il significato, chissà cosa c'è scritto. C'è la curiosità di saperlo ma anche il rispetto di lasciare alcune cose non dette, osservarle e basta. Poi magari si stava solo asciugando il sudore e non lo sapremo mai, ma va bene così.
Punizione lontana, pallone sui piedi di Tosini, una parabola che lascia tutti con il fiato sospeso e poi il nuovo pari. L'ha toccata Carattoli? Lei non sembra convinta, il suo capitano si e le salta addosso con le gambe avvinghiate al bacino. È gol, non importa altro.
La partita continuerà così, un continuo correre e rincorrere. Chi è fuori se la gode perchè partite così sono di una bellezza rara; chi è dentro un pò meno.
Mancano poco più di 90 secondi. Quanto possono essere lunghi. Quanto può succedere. E succede di tutto, un pò come nella vita.
Il primo sorpasso dell'Fb5. Cicconi oggi è una furia. Doppietta per lei.
Sembra fatta, ora basta resistere, manca poco. La coppa è lì vicino.
2.07 secondi, il tabellone si ferma. No, la palla non è fuori. È dentro la rete Fb5. Ennesimo pari e doppia firma anche per De Siena.
Qui servirebbe il fermo immagine: Antinarella, per abbracciare la compagna, fa una sciovolata da dietro degna del cartellino in un momento di gioco, De Siena le cade addosso e così tutte le giocatrici. Una collinetta di gambe e braccia disordinate. Quanta freddezza ci vuole per segnare a due secondi dalla fine? Dove si trova tanta lucidità? O forse è follia?
Il mister chiede la calma, è tutto ancora da scrivere; ma le giocatrici sono galvanizzate, vogliono il double.
La panchina romana era già in piedi per la vittoria, si strozza l'urlo in gola. Si accasciano sulle sedioline. In campo si piegano le ginocchia e si abbassano le teste. "Ecchellà, mò perdemo!", lo pensano le ragazze ma non lo dicono. Ecco la forza della squadra. Io sto tremando, sto morendo dentro ma devo crederci; devo dare forza alle compagne; loro fanno lo stesso, mi fanno credere che ce la possiamo fare e allora ce la facciamo. Non il singolo, ma il gruppo ci crede.
I supplementari sono una partita a parte. Squadre stanche e tese come le corde di un violino. L'Fb5 ne ha di più. Poco di più. Quanto basta per mandare al gol Carattoli, questa volta è sicuramente suo il sigillo; si gonfia la rete, il cuore, il petto, la gola.
Calma, si può recuperare, manca tutto il secondo tempo supplementare e bastano due secondi, lo abbiamo appena fatto. Ma il Florida non si ripete. Non c'è il gol in zona Cesarini, da oggi rinominata "zona De Siena".
C'è, invece, un altro gol capitolino. Machella tocca il pallone che lento ed inesorabile finisce in rete.
Ora si. Ora è fatta. Niente beffe all'ultimo millesimo.
Tutte le giocatrici al centro del campo: Agnese si butta a terra, arriva Lara, poi Naomi, Ilaria, Camilla, Elena. Caos e felicità. Beatrice lascia le ragazze esultare e scuotendo la testa va verso i "grandi" in tribuna, non ci crede, ripete più volte che, se si trova in un sogno, non vuole essere svegliata. Le stampelle volano in aria, si esulta su un solo piede, si è più leggeri dopo una vittoria.
A fianco si vede la dispersione: Anna Lucia mette le mani sugli occhi, cammina senza voler guardare; Federica piangendo si siede in un angolino subito raggiunta da Chiara; Francesca non parla; Cristiana cerca di andarle a recuperare tutte con gli occhi stracolmi di lacrime; Rebecca no, non piange, vuole solo andarsene altrove. Poi c'è Alessia con le sue stampelle salde al parquet, quanto pesa, quanto fa male.
Si piange per aver perso? No, non solo. Dietro alle lacrime ci sono storie di ragazze che ieri avevano iniziato a credere in se stesse e oggi, di nuovo, afflitte dai dubbi; di chi ha fatto scelte di vita e, anche se non riesce a dirlo, sa che ha giocato la sua ultima partita. O forse no, ma oggi è tutto nero.

Nel turbinio di emozioni, tornano alla mente tre parole avute sempre sotto gli occhi, ma lette troppo di sfuggita. Amor omnia vincit. In uno stemma societario l'essenza dello sport. Oggi, più della coppa, della delusione, del pianto ha vinto l'amore per questo sport, per le compagne, per la squadra. Adesso è troppo presto, ma con il tempo questa giornata sarà un insegnamento di vita per tutte.
Si piange per aver perso? No, non solo. Dietro alle lacrime ci sono storie di ragazze che ieri avevano iniziato a credere in se stesse e oggi, di nuovo, afflitte dai dubbi; di chi ha fatto scelte di vita e, anche se non riesce a dirlo, sa che ha giocato la sua ultima partita. O forse no, ma oggi è tutto nero.
Adriana Di Nisio
per We For Futsal
