Redazione
NOSTALGHIA
Il Consiglio Direttivo della Divisione calcioa5 ha dato forma alla rivoluzione che il Presidente Bergamini aveva annunciato ai due organi di stampa sportivi nazionali partner della Divisione (non la Gazzetta dello Sport per intenderci) e poi ripresa, con enfasi, anche da un altro importante giornale nazionale (vicino al Presidente), all’indomani dell’ennesima delusione della nazionale agli Europei.

A quanto pare dopo trent’anni di totale digiuno dal futsal giocato, guardato e seguito per sua stessa ammissione, al neo presidente è bastato appena un anno per calarsi nella realtà e capire tutto e da solo, trovando la soluzione per un movimento tanto sgangherato.
Dunque il problema è che in serie A non vengono fatti giocare gli italiani, gli oriundi sono troppo vecchi e il ct della nazionale - ovviamente - va in sofferenza nell’allestire una nazionale decente.
Con una decisione che non trova pari in altre discipline e credo nemmeno in altri paesi del mondo, tanto coraggiosa quanto unica, assolutista e totalitaria, si obbligheranno le società a mettere sul parquet, finalmente, i ragazzi formati, con l’obiettivo di far maturare velocemente la nuova generazione di calcettisti che parlano italiano.
Tuttavia questa scelta non sarà indolore ed avrà alcuni effetti collaterali.
Il più immediato mi fa venire in mente il prof. di diritto amministrativo al tempo dell’università il quale diceva che lo Stato italiano scientemente aveva condannato due categorie di professionisti ad arricchirsi: i notai e i farmacisti. Dopo la decisione di ieri dobbiamo necessariamente aggiornare la lista con gli “oriundi formati”. Naturalmente non è questo l’effetto peggiore della riforma, anzi per quei ragazzi è pure una cosa positiva.
Provo ad elencarne alcuni e certamente sbaglierò per difetto.
1. Qualche centinaio di giocatori non formati (oriundi, extracomunitari, comunitari) che militano nelle categorie nazionali maschili, dovranno trovare altre fortune nei paesi emergenti (magari in Slovenia e Finlandia…) e abbandonare l’Italia. Anche, e questo è un aspetto molto doloroso, chi ha trascorso 10 o 20 anni della sua vita nel belpaese, ha messo su famiglia ed ha fatto del calcio a 5 il suo lavoro. Almeno una settantina sono giocatori di primo livello in serie A che dovranno essere sostituiti…e i riflessi sul Campionato saranno, per i prossimi anni, solo estremamente negativi sotto svariati profili ben immaginabili;
2. A proposito di giocatori: a luglio dovrebbe finalmente entrare in vigore il doppio tesseramento, cioè per dirla in breve calcio e futsal ufficialmente diventano due discipline diverse (come calcio e basket). E allora quanti giocatori formati (cresciuti cioè a pane e futsal prima dei 14 anni) abbiamo nel nostro paese? E quindi anche nel medio termine quanto sarà facile il ricambio? Si dirà che c’è sempre la clausola di salvaguardia… (residente in Italia prima del compimento del 10 anno di età) che in effetti si fa beffa del concetto di formato;
3. Petrarca, Pesaro, Olimpus, Cmb, Pescara, Napoli, tanto per citare le prime di questa stagione, dovranno tenere in carico i giocatori non formati che hanno accordi economici pluriennali, oltre i tre consentiti? Oppure gli accordi diventano carta straccia?
4. Senza voler scomodare i principi sulla libera circolazione dei lavoratori e dei cittadini, sul diritto a praticare lo sport e, in generale, i tanto declamati principi informatori del Coni, ma siamo proprio certi che questo provvedimento regga dal punto di vista giuridico e che qualcuno, invece, non si senta discriminato e presto non ricorra agli organi giurisdizionali preposti, come fu in passato per i “nati in Italia”?
Il primo immediato elenco può essere sufficiente anche se non esaustivo, ma veniamo al tema vero perché, come mi insegnano, se mi sottoponi un problema e non mi offri una soluzione anche tu fai parte del problema. E allora.
Se è vero come è vero che ci troviamo con una costruzione ( il sistema calcio a cinque) che scricchiola da tutte le parti perché la nazionale non va, perché i palazzetti non ci sono, perché gli italiani non giocano, perché le società (non tutte per fortuna) non fanno il settore giovanile e spendono un sacco di soldi per i soliti oriundi/stranieri, perché gli allenatori non si formano, perché i dirigenti non si formano, perché i comitati fanno un po' quello che gli pare, e questa costruzione deve obbligatoriamente essere ristrutturata, io comincerei ad occuparmi delle fondamenta e dei pilastri, invece di mettere mano al tetto che certamente nel processo di restaurazione va sostituito, ma per farlo nel migliore modo devo prima sistemare quello che c'è sotto altrimenti mi crolla tutto addosso.
Dove per le fondamenta si intende il settore giovanile scolastico e l’attività giovanile che va rimodellata, potenziata, gratificata e aiutata (torneo delle regioni e attività di calcio a 5 nelle scuole dell'obbligo, fra tutte) mentre per i pilastri si intendono i comitati regionali e l’attività di base/territoriale che va coordinata, regolamentata rafforzata (e non depauperata).
Se non pongo in essere un’azione coordinata fra l’attività nazionale e quella regionale, sia a livello di prime squadre che di attività giovanile, se non indirizzo l’attività e le iniziative del settore giovanile scolastico nell’”orto” per eccellenza di ogni sport che è la scuola dell’obbligo, non riesco a convincermi che l’azione di forza esercitata oggi nei confronti delle 200 circa società nazionali (maschili!) possa essere efficace e sufficiente, sia per via dei c.d. immediati effetti collaterali, sia perché la base di società ne conta qualche migliaio.
Insomma mi pare una soluzione sin troppo drastica ed emotiva (isterica) di fronte ad una delusione (quella della Nazionale), simile a quella che induce il Generale delle forze armate a radere al suolo una città del paese nemico sapendo che li si nascondono i vertici delle milizie, senza preoccuparsi degli effetti collaterali e soprattutto dimentico che il resto dell’esercito, che è la vera forza, è sparso in tutto il paese.
P.s. un’altra cosa che non mi convince… il diverso trattamento riservato al futsal femminile. La situazione, nel vertice, è pressoché analoga nelle statistiche che hanno suggerito la riforma in ambito maschile, ma i provvedimenti qui sono molto più indulgenti (insignificanti) nei confronti delle non formate. Situazioni esattamente sovrapponibili ma scelte diverse.
Ma è sessista questa medicina? Ma ci credete o no?
Redazione
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