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  • Nicola Ciatti

''I sogni in lockdown''. I più piccoli e la pandemia. La lectio magistralis dello sport.

Updated: Apr 18, 2021

I sogni del lockdown nei bambini. Tutti insieme per tenere accesa la fiammella della passione per il futsal. In un periodo storico senza precedenti, ai nostri ragazzi non è concesso di vivere lo sport come valore, strumento di socializzazione e scuola di vita. Ma sta a noi genitori, tecnici e dirigenti far restare accesa la luce della passione per il pallone a rimbalzo controllato: non possiamo sbagliare!

Mamma, papà, mi dite quando potrò tornare al campo ad allenarmi con gli amici? Quando farò la prossima partita? Perché i miei compagni che fanno altri sport possono allenarsi e io no?

Sono solo pochi esempi della miriade di domande ed interrogativi che bazzicano nella testa di milioni giovani calciatori e baby “calcettisti” in questo strano periodo storico che stiamo vivendo, in cui lo sport è troppo spesso messo da parte e visto come un potenziale pericolo, invece che un prezioso alleato per il benessere psico-fisico dei più giovani e non solo. Se in più ci aggiungiamo che chi pratica futsal nei settori giovanili lo sta facendo a singhiozzo da un anno esatto, c’è poco da stare allegri.

“Ma non dobbiamo mai dimenticare che lo sport e il movimento sono importanti per una salute fisica, mentale, psicologica, emotiva di noi tutti, specialmente dei più giovani”

“Ma non dobbiamo mai dimenticare che lo sport e il movimento sono importanti per una salute fisica, mentale, psicologica, emotiva di noi tutti, specialmente dei più giovani”: spiega Melinda Pellizzari, Psicologa dello Sport e Collaboratrice del Comitato Regionale Veneto LND, da sempre molto attenta alle problematiche legate alla crescita dei ragazzi in ambito sportivo. Che dire: non è facile fornire ai ragazzi delle risposte convincenti e soprattutto sensate in questi mesi. Ma mai come adesso il ruolo di noi tecnici, dirigenti, genitori e soprattutto educatori è di vitale importanza nella gestione delle emozioni che stanno vivendo i nostri ragazzi. “Nostri” inteso davvero come tutta la generazione di giovani cui la pandemia ha tolto una parte fondamentale della propria vita, quella legata alla sfera dello stare insieme, della socialità e dello spirito di gruppo. Pare assurdo a chi come noi vive di pallone a rimbalzo controllato da sempre impedire ai ragazzi di abbracciarsi, di saltarsi addosso, di giocare insieme; insomma, di privarli di tutto ciò che rende uno sport di squadra come il nostro una vera e propria scuola di vita.


Ma è così. Inutile stare a farsi troppi interrogativi, meglio impiegare il nostro tempo nel cercare di far vivere questi mesi ai nostri ragazzi nel modo migliore possibile. Perché è un loro diritto. Quando in questi mesi parliamo coi ragazzi vediamo nei loro occhi un mix di tristezza e speranza. Ed è proprio da qui che noi adulti dobbiamo ripartire per aiutarli a non mollare e a cedere a tablet, telefoni e computer.

“La speranza è la fiduciosa attesa di un bene che quanto più desiderato tanto più colora l'aspettativa di vederlo realizzato”

Così il vocabolario definisce questa parola, cui tutti noi ci stiamo attaccando in questo periodo, sognando il tempo in cui potremo di nuovo avere una “nuova normalità”. Non dobbiamo mai far mancare il nostro apporto ai nostri ragazzi, dobbiamo ascoltare le loro paure, insicurezze e punti interrogativi. Da troppi mesi ormai i nostri piccoli calcettisti sono alle prese con chiusure, restrizioni, limitazioni, che alla lunga portano purtroppo ad una naturale dimenticanza di quella che dovrebbe essere la loro routine quotidiana: alzarsi la mattina per andare a scuola, tornare e fare i compiti, prepararsi il borsone con gli strumenti del mestiere (scarpe da “calcetto”, para stichi, divisa da allenamento, accappatoio, ciabatte, shampoo e bagnoschiuma), immaginarsi già al campo assieme agli amici, e poi raggiungerli per partecipare insieme all’allenamento o alla partita. Invece niente: quest’anno ai nostri ragazzi è stato concesso solo qualche allenamento all’aperto, con distanziamento, senza contatto e soprattutto senza la parte della seduta più attesa: la mitica partitella finale. In cui si gioca come se si fosse alla finale della Coppa del Mondo e ci si lanciano sfide memorabili.


I ragazzi sono stati anche troppo bravi, ad adattarsi con relativa naturalezza a tutte le norme igienico/sanitarie che il momento impone e che sono racchiuse nel protocollo Figc. Ma poi, quando tutto viene chiuso di nuovo, la domanda è scontata: “Papà, mamma, ho indossato la mascherina, mi sono igienizzato le mani, ho mantenuto la distanza, ho ascoltato il mio allenatore, ma adesso sono di nuovo a casa. Perché?”. E’ proprio questo il momento in cui dobbiamo star vicini ai ragazzi, con gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione, non per realizzare un vero e proprio allenamento domestico, perché tutti sanno quanto sia difficile, ma soprattutto per condividere coi ragazzi le loro sensazioni, positive e negative, del periodo che stiamo vivendo. E’ importante, e dobbiamo crederci. Ci torneremo prima o poi a quella che sarà una nuova normalità, quando i nostri ragazzi potranno ritornare dentro un palazzetto e dare sfogo a tutta la passione per il pallone a rimbalzo controllato: ci dobbiamo credere tutti.

Nel frattempo, però, il ruolo che ricoprono insegnanti ed educatori è di vitale importanza. Ma ancor di più è quello dei genitori: è un periodo tosto davvero, si deve lavorare, e allo stesso tempo si deve avere la forza di aiutare i figli a scuola con la “famigerata” DAD. E’ vero. E’ complicato. Ma dobbiamo avere la forza di continuare. E poi non dobbiamo dimenticare mai quanto lo sport possa essere un nostro alleato in questo periodo. Si deve essere ancora resilienti, resistere cioè a queste limitazioni, e cercare di far vivere una routine quotidiana all'insegna del ben mangiare, ben dormire, e del movimento, domestico o all’aperto che sia. In questo al fianco dei genitori devono esserci pure le società sportive, che devono rappresentare una sorta di seconda famiglia per i nostri ragazzi: vitale è infatti che tecnici e dirigenti, da sempre punti di riferimento importantissimi per i ragazzi, mantengano un legame costante con loro, interessandosi di come stanno, riponendo in loro fiducia e dimostrando loro coerenza nel perseverare a mantenere sane abitudini. Come fare? Non ci sono ricette certe in questo momento, e ognuno sta cercando di dare il proprio meglio: ma perché non prendere di petto questa situazione e sfruttarla a nostro vantaggio per tirare fuori il meglio di noi stessi? Per noi, ma soprattutto per loro: i “nostri” ragazzi. 



Nicola Ciatti

per We For Futsal

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